lunedì 31 ottobre 2011

Cuore (ovvero il Libro Cuore), di Edmondo De Amicis


Alla prosa di De Amicis si può muovere le stessa critica che è stata mossa verso quella di Manzoni o di Verga: paternalistica. Io, agganciandomi al pensiero dominante di chi fa il critico letterario di mestiere, credo che ciò sia in buona parte vero, però è altrettanto vero che ogni volta che leggo "Dagli Appennini alle Ande" o "Il piccolo scrivano fiorentino" sento salirmi senza scampo le lacrime agli occhi e, ogni volta che ciò accade, mi ritrovo a pensare che tutti gli scolari del mondo dovrebbero avere la fortuna di leggere queste pagine.*

Genitori, maestre, fratelli più grandi, nonni e zii: non regalate "Cuore" senza accompagnare il bambino nella lettura, poichè c'è il rischio che il bambino abbandoni il libro in lacrime qualora si trovi a leggere "La piccola vedetta lombarda", rimproverando voi di avergli dato una "cosa triste". Provate invece a raccontargli, come se fosse un'altra storia degna di nota, il contesto storico e culturale in cui prendeva forma il libro, ovvero i primi anni dell'unità d'Italia. Io credo che ve ne saranno grati. Se necessario, leggeteglielo voi, "Cuore", un poco alla volta prima di andare a dormire. Gli regalerete un patrimonio di emozioni, e i bambini avranno tutto il tempo che vogliono (e il vostro aiuto) per imparare a scandagliarle col lume della ragione.

*ndr: per chi non conoscesse la struttura del libro Cuore, si ricorda che l'opera è un diario tenuto da Enrico Bottini, allievo di terza elementare del maestro Perboni, in una Torino all'indomani dell'Unità d'Italia: Enrico annota quello che vede attorno a sè, descrive i suoi compagni di classe e le loro azioni. Al di là delle evoluzioni dei singoli personaggi (buoni, cattivi, poveri, ricchi) che vanno dal primo all'ultimo giorno di scuola, nel libro sono inseriti anche i racconti mensili letti in classe, racconti che possono vivere autonomamente come dei romanzi nel romanzo o anche al di fuori del romanzo stesso (basti pensare che di alcuni sono state addirittura tratte trasposizioni cinematografiche completamente scollegate da "Cuore"). Alcune di queste novelle finiscono bene, come ad esempio "Dagli Appennini alle Ande" o il "Piccolo scrivano fiorentino", altre invece si concludono in tragedia, come "La piccola vedetta lombarda". 

domenica 7 agosto 2011

Il gigante egoista, di Oscar Wilde

Chi di noi ha studiato Oscar Wilde a scuola difficilmente ne ha sentito parlare anche come di uno scrittore di favole per bambini: "Il ritratto di Dorian Gray", "L'importanza di chiamarsi Ernesto" o il "De Profundis" sono in genere i primi suoi titoli che ci tornano alla mente. Bene, per un attimo mettiamoli da parte, decidiamo se raccontare o meno ai nostri piccoli lettori tutta la travagliata vita dell'autore e leggiamo loro "Il gigante egoista". Il racconto, scritto da un "empio", è fra quelli più letti nelle scuole cattoliche (appunto, omettendone autore e biografia), poichè, al di là della morale chiaramente trasmessa, è capace di filtrare ai bambini il senso del divino attraverso una storiella semplice, lineare e suggestiva, con un improvviso finale a sorpresa commovente e paradisiaco.

La trama è in breve la seguente: il gigante egoista, di ritorno da un lungo viaggio, scopre che i bambini del paese avevano preso l'abitudine di giocare nel meraviglioso giardino fiorito della sua casa e, inferocito, li caccia in malomodo. Giunge dunque l'Inverno: la fredda stagione si trova talmente bene nel triste giardino del gigante che decide di non abbandonarlo più. Al di là del muro di cinta era tornata la bella stagione, ma grandine, gelo e neve non avevano abbandonato la dimora del gigante. Quando sembrano ormai perse le speranze di rivedere i colori e i germogli delle piante, ecco che una mattina la Primavera fa di nuovo capolino nel giardino: i bambini hanno approfittato di una breccia nel muro di cinta e sono tornati a giocare fuori della casa del gigante che, entusiasta, li accoglie a braccia aperte. C'è però fra tutti un bambino che è così piccolo da non riuscire a salire sull'ultimo albero dove si trovano ancora i segni dell'inverno: il gigante lo aiuta a salire e l'albero fiorisce. Molti anni dopo, quando il gigante è stanco e molto vecchio, quel bambino tornerà di nuovo nel giardino. Ha delle ferite sui palmi delle mani e sui piedi: il gigante, furioso, gli domanda chi abbia osato fargli del male, ma il bambino lo rassicura e lo accompagna dolcemente verso il sonno eterno.
"Tu una volta mi hai permesso di giocare nel tuo giardino, oggi verrai con me nel mio giardino, che è il Paradiso"

Il topo Federico, di Leo Lionni

Perchè spendere una decina di minuti con i propri figli, nipoti, scolari a leggere la storia del topo Federico?

Perchè questo libricino insegna ai bambini cosa sia la sana contemplazione delle vere cose belle intorno a noi, perchè fa capire loro che esiste un cibo per il corpo e un altro per la mente, entrambi fondamentali. Anzi no: il secondo nutrimento risulterà essere assai più importante del primo.

Aggiungete delle illustrazioni tenui e deliziose, sappiate che l'autore  tiene alla larga dai contenuti ogni noiosissima retorica e converrete con me che vale la pena di tentare questa lettura così necessaria e solo apparantemente tanto lontana dai gusti frenetici dei bambini di oggi

Riassumo brevemente la trama:

"Il topo Federico" è la storia di un topino che sembra starsene pigramente in disparte mentre tutti i suoi compagni faticano per raccogliere le provviste per l'inverno; quando l'inverno arriva, i compagni hanno il cibo per sfamarsi ma manca loro qualcosa per sentirsi davvero felici, e quel qualcosa verrà fornito loro da Federico, che, con la sua voce e le sue parole , saprà regalare a tutti i presenti quello che ha incamerato minuziosamente durante la bella stagione:  i colori pieni dell'Estate, i caldi raggi di sole che rafforzano l'anima, i profumi di una natura che si mostra in tutta la sua bellezza e semplicità.
“Ma, Federico –dissero- tu sei un poeta! Ti faremo una corona d’alloro!”, “... No, si schernisce Federico, non voglio applausi, non merito alloro. Ognuno, in fondo, fa il proprio lavoro.”

Questo libro non ha effetti speciali, ma i bambini per fortuna, se presi in tempo, sanno apprezzare anche questo genere di racconti. Spengete per un attimo la televisione e correte a leggerglielo ...

  "Il topo Federico", Leo Lionni, Babalibri